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Per una scuola senza abusi.

Lo scorso 15 maggio 2013, una maestra e la coordinatrice della scuola per l’infanzia ”San Romano”,

nel quartiere Portonaccio di Roma sono state arrestate con l’accusa di maltrattamenti e percosse a

minori. Vicende simili a queste, purtroppo sono sempre più frequenti. Alcune finiscono sulle prime

pagine dei quotidiani locali, alcune hanno risonanza a livello nazionale, altre rimangono tra le mura

delle scuole che le nascondono. In tempi così critici per la scuola italiana simili episodi possono

diventare l’ennesimo strumento di discredito per le categorie dell’insegnante e della scuola pubblica.

Perché allora mettere nella prima pagina del nostro sito internet una simile notizia?

Il Comitato Insegnanti Evangelici Italiani è portatore di una visione propositiva e di speranza per

l’educazione, per questo invece che soffermarsi sulla cronaca di questo evento particolare, dare

giudizi e cercare colpevoli, vuole piuttosto prenderlo a spunto per riflettere insieme su alcune

caratteristiche imprescindibili della scuola e di coloro che sono responsabili di questo progetto:

insegnanti e genitori.

La scuola non è un parcheggio

La scuola è uno dei molti luoghi in cui la responsabilità primaria dei genitori nell’educazione dei

propri figli è esercitata.

In che modo? Prima di tutto attraverso la partecipazione e la vigilanza. Sappiamo bene che

un’eccessiva burocrazia e organizzazione nella gestione delle scuole pubbliche italiane spesso può

rendere difficile esercitare questo compito, ma nonostante ciò non è impossibile e riteniamo che le

famiglie debbano, nei limiti del loro compito e nella preoccupazione della formazione integrale dei

bambini (non solo dei propri figli, ma anche di quelli altrui) essere presenti in tutte le occasioni

programmate di partecipazione alla vita scolastica e, attraverso gli organi competenti, favorire

altresì momenti e strumenti di partecipazione. Come afferma J. M. Berthoud la famiglia “è una

protezione sicura per tutti i suoi membri contro le ingerenze del potere… e delle autorità…abusive”.

Come insegnanti incoraggiamo i genitori a svolgere questo ruolo attraverso un’attiva partecipazione

alla vita scolastica dei propri figli.

La famiglia è il luogo dell’educazione e della prevenzione

Scuola e famiglia hanno compiti diversi e complementari. Gli insegnanti devono sempre tenere a

mente che il loro compito primario non è quello insegnare ai bambini le buone maniere, anche se è

certo che la scuola è un luogo privilegiato nel quale i bambini imparano a socializzare, a conoscere

le regole di un gruppo e anche a esercitare i modi e le abitudini insegnate loro a casa. Ecco perché è

importante che i genitori nell’educare i propri bambini tengano presente che per la maggior parte del

tempo l’educazione domestica sarà messa alla prova e verificata nel contesto plurale della classe e

nella relazione con un adulto autorevole di riferimento. Se a casa sottovalutiamo le potenzialità e

l’intelligenza dei nostri figli, se non li trattiamo come persone con una loro dignità e personalità, ma

come possessi personali soggetti ai nostri ordini infallibili, se manipoliamo le loro piccole scelte

quotidiane, non possiamo aspettarci che a scuola, subendo trattamenti simili essi siano messi in

grado di riconoscerli come atteggiamenti di abuso e denunciarli comunicandoci tempestivamente

ciò che avviene tra le mura della classe.

Come insegnanti evangelici crediamo che i bambini siano persone e che essi non siano i soli

soggetti a delle regole. Incoraggiamo i genitori a insegnare ai propri figli a riconoscere gli adulti

degni del loro ascolto e della loro ubbidienza. Tali adulti non esercitano su di essi suggestioni e

manipolazioni attraverso l’uso diretto della paura o persino del’ “amore” subdolo che usa come

motivazione il “piacere al proprio maestro”.

Non manipolate e intimorite i bambini a casa e insegnerete loro a denunciare questo tipo di

atteggiamenti anche in altri luoghi.

L’autorità degli insegnanti

Sembra sempre più semplice all’adulto esercitare controllo sul bambino piuttosto che un’autorità

responsabile. La personalità dell’insegnante può essere un facile strumento per assicurare attenzione,

ascolto e apparente disciplina negli alunni più grandi e più piccoli, ma spesso ciò avviene a scapito

del vero scopo dell’educazione e del compito dell’insegnante: insegnare la gioia del conoscere.

Questo stato di decente ubbidienza, può essere garantito attraverso delle forme di controllo che

violano la personalità del bambino addormentando il suo naturale desiderio di conoscenza: la

manipolazione attraverso il senso di colpa e la paura, la suggestione del pensiero e l’orientamento

inappropriato dei buoni desideri naturali. Senza arrivare alla tragica situazione alla quale abbiamo

fatto cenno all’inizio, noi insegnanti evangelici vogliamo affermare che tali rischi ci sono e sono

propri di ogni ruolo di responsabilità e autorità. Conoscere e riconoscere queste tendenze deve

incoraggiare noi e ogni altro vero maestro o educatore a esercitare il proprio compito con sguardo

vigile. L’autorità dell’insegnante è lo strumento di chi riconosce che le potenzialità della mente

infantile sono grandi almeno quanto le proprie e che non usa il potere affidatogli per imporre regole

arbitrarie utili ai propri interessi, ma piuttosto coordinando e cooperando con gli alunni incoraggia

tutte le virtù utili all’apprendimento.

 

Comitato Insegnanti Evangelici Italiani – 25 maggio 2013